Intervista a Franco Lorenzoni
“Tutti i piccoli – spiega – hanno intuizioni spiazzanti e pensieri profondi perché
incontrano molti aspetti del mondo per la prima volta e perché si pongono
continuamente, con sincerità, domande aperte. Il problema è che i pensieri
dei bambini sono volatili, non tornano mai indietro. Se non c’è qualcuno che li
acchiappi, li trattenga e mostri loro quanto sono ricchi e importanti, si
disperdono come la nebbia al mattino e non ne resta memoria. Nell’infanzia si
ha scarsa consapevolezza del proprio pensare e una bambina o bambino
non ascoltato perde fiducia nella propria capacità di pensare. Ed è in questo
non ascolto che inizia il primo allontanamento dal desiderio di conoscenza.”
“……riconoscevo nelle loro parole dette e scritte – racconta – una libertà e
una sincerità che la maggior parte di noi adulti non ha. I bambini mescolano
continuamente il percepire e l’immaginare, l’interno con l’esterno. Se noi,
insegnanti o genitori, invece di stare tutto il tempo a pensare cosa manca ai
bambini e cosa vorremmo insegnare loro, ci fermassimo a guardare con
attenzione come giocano e ad ascoltare come riflettono sul mondo, penso si
aprirebbe un dialogo molto ricco, perché abbiamo tanto da imparare da loro,
molto più di quanto pensiamo. Ma per far tutto ciò dobbiamo smettere di
sottrarre tempo all’infanzia, proporre meno cose e fatte più lentamente.”
“Io penso che tra le tante culture che esistono al mondo ci sia anche la
cultura infantile. Una cultura preziosa, vicina all’origine delle cose e capace di
continuo stupore. E’ provvisoria, naturalmente, perché riguarda solo i primi
anni della vita, ma rimane sopita in parti nascoste di noi per sempre, come
ben sanno gli artisti che vi attingono di continuo. I bambini credono nei giochi
che fanno e sanno credere e non credere a una cosa al tempo stesso, come
accade per anni con la storia di Babbo Natale. Sono dunque maestri nella
sospensione dell’incredulità, una delle attitudini che caratterizza noi umani,
che è alla base dell’arte e della possibilità di godere dell’arte. I bambini sono,
insomma, maestri troppe volte inascoltati.”